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Intervista su Mario Gonzales Garcia

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Questo è l’audio doppiato in italiano di un’intervista con Nuria la compagna di Mario Gonzales Garcia, studente anarchico arrestato il 2 ottobre 2013 a Città del Messico e tuttora detenuto.

Nuria racconta che Mario studiava nel bachillerato dell’UNAM (Università Autonoma di Città del Messico) e che il suo impegno politico gli aveva causato ripetuti problemi con le autorità universitarie, che di fatto lo avevano sospeso in diverse occasioni. L’espulsione definitiva arrivò lo scorso aprile 2013, quando M. fu arrestato per tre mesi, accusato di furto aggravato in un WallMart.
Tornato in libertà Mario riprese la sua lotta contro la riforma educativa che stava entrando in vigore proprio in quei mesi, fra lo scontento generale e un clima di protesta fervente.
Si unì al presidio permanente sotto il rettorato dell’UNAM, presidio che era stato formato da studenti e insegnanti contro la suddetta riforma educativa e per la reintroduzione degli espulsi (fra cui lo stesso Mario).
Pochi giorni prima del 2 ottobre arrivò una lettera indirizzata a Mario e altri due studenti, nella quale l’avvocato generale dell’università li intimava a interrompere il presidio, ma chiaramente si decise di continuare con la protesta.
Appena pochi giorni dopo, mentre M. ed altre undici persone si trovavano su un autobus dirigendosi verso la marcia in memoria della mattanza del 2 ottobre del ’68 nella Piazza di Tlatelolco, un enorme numero di poliziotti fermano il trasporto arrestandolx tuttx.
Furono picchiatx, caricati sulle volanti e dispersi in vari Ministeri Pubblici della città, torturatx, lasciati senza possibilità di comunicare per l’intera giornata e il 4 ottobre trasferiti in segreto in due penitenziari: a Santha Marta le donne e nel reclusorio Oriente i ragazzi.
Il 7 ottobre viene pattuita per tuttx le e gli arrestatx una cauzione di 130.000 pesos messicani (circa 7000 euro a testa) e la notte vengono rilasciatx.
Ma al momento della liberazione di Mario un cordone di sbirri antisommossa circonda il carcere nello stupore generale e lo arrestano nuovamente, non senza prima dargli un pò di botte.
Il motivo di questa seconda detenzione è legato alle supposizioni della giudice che, considerando i precedenti di Mario, lo considera un individuo ad alta pericolosità sociale, asserendo che non avrebbe rispettato i termini della libertà cautelare e anzi si sarebbe dato alla fuga.
Così Mario decide di intraprendere uno sciopero della fame il giorno successivo, l’8 ottobre, che si prolungherà per ben 56 giorni, fino al 3 dicembre, quando decide di interromperlo per gravi complicazioni al suo stato di salute.
Durante il lungo digiuno le autorità penitenziarie fecero di tutto perché interrompesse lo sciopero (che di fatto poco a poco stava amplificando il suo caso a livello internazionale), intimidendolo, facendogli promesse false, mentre intanto la giudice continuava a rimandare le udienze del processo per varie mancanze…
Al quarantesimo giorno di sciopero della fame Mario viene trasferito nell’ospedale del carcere femminile di Santha Marta, dove si trova tuttora.
Il 10 gennaio 2014 arriva la sentenza che è di 5 anni e 9 mesi, un lasso di tempo troppo lungo per rientrare nei termini della cauzione, questo perché in Messico se ti accusano per un delitto con un massimo di 5 anni puoi uscire pagando una cauzione.
Da quel momento è cominciato un lungo processo legale, sono stati presentati vari ricorsi in appello facendo leva sulle molteplici irregolarità in tutto il processo, a cominciare dallo stesso arresto che è avvenuto arbitrariamente, la mancanza di testimoni diretti, le accuse infondate e senza prove, il prolungamento e il continuo rinvio delle udienze…

L’ultima sentenza è arrivata l’11 giugno 2014, il reato imputatogli è quello solito e ridondante di Attacco alla Paca Pubblica e questa volta la condanna è di 5 anni, 1 mese e 15 giorni di carcere, quindi non cambia nulla, non rientra nei termini della cauzione e così M. deve restare in carcere.
Piuttosto arriva l’ennesima conferma che dietro il processo di Mario ci sono questioni che vanno ben aldilà del suo caso specifico: traspare la volontà delle autorità di Città del Messico di dare un castigo esemplare, che serva da monito alle nuove generazioni di ribelli metropolitani e non.
Nonostante ciò la lotta per la libertà di Mario non si arresta, le azioni di solidarietà continuano in Messico come in altri parti del mondo finché non lo potremo rivedere e abbracciare da questa parte della barricata.

Per maggiori informazioni potete visitare il blog per la libertà di Mario.


Per scrivergli lettere o chiedere informazioni c’è la mail:
solidaridadmariogonzales@riseup.net

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