sabato , 23 Novembre 2024
Ultime notizie
Home / Notizie / Carlos Fazio: Michoacán, il laboratorio di Peña Nieto per sopprimere le autonomie

Carlos Fazio: Michoacán, il laboratorio di Peña Nieto per sopprimere le autonomie

183646_Militares_Enfrentamiento_Cuarts_RASHIDEFRAS-391x260
La confusione che si sta vivendo nello stato è il prodotto di una politica priista, che pretende di dare nuove funzioni ai gruppi criminali e concentrare il potere sotto le spoglie dello “Stato di Diritto”, spiega l’analista.
Messico, D.F. “ Il Michoacán, nel governo di Enrique Peña Nieto, è il nuovo laboratorio in materia di sicurezza” , afferma l’analista Carlos Fazio. Le forze armate “camuffate da cartelli” che furono attivate dall’esercito, dai governi locali e dal governo centrale nel sessennio antecedente, resistono al fine di passare ad una nuova tappa dettata dalla politica delle multinazionali, spiega, il cui obiettivo ultimo è concentrare il potere nel governo e far scomparire le autonomie per spartirsi i territori e le risorse.
Nell’ultima settimana di ottobre, gruppi di autodifesa provenienti da Tierra Caliente entrarono a Apatzingán, per affrontare il cartello de los Cabelleros Templarios e furono attaccati da franco tiratori, e successivamente, denunciarono l’esercito che non gli permise di entrare armati. Il giorno dopo, 18 sottostazioni de la Comisiòn Federal de Electricidad (CFE) e 6 distributori di benzina furono attaccati con colpi d’arma da fuoco e bombe artigianale, lasciando più di 400 mila clienti della CFE senza energia elettrica. Si diffuse la versione che si trattò di una rappresaglia attuata dagli elementi dei gruppi di autodifesa quando entrarono a Apatzingán, mentre il vescovo denunciò che il
Michoacán era uno “stato fallito”.
Fazio sottolinea che se al principio sembrava che il governo di Peña Nieto fece scomparire l’evidenza del vincolo tra le politica e la criminalità ed al suo posto pose la fortificazione dello stato messicano come una democrazia prospera ed un paese della classe media, “ oggi il caso Michoacán ci mostra una realtà che fu il pilastro del sessennio passato”.
La situazione, riconosce l’analista uruguayano, è confusa, e “sotto questi confronti, cercano di nascondere la vera essenza di questa politica, ovvero che è mirata alla suddivisione delle terre e delle risorse, che si diede già tra piccoli gruppi di grandi capitalisti, soprattutto vincolati allo sfruttamento minerario, alla costruzione di superstrade e dighe, i quali lucrano con la politica statale”.

DISTRICANDO LA MATASSA

Fazio ricorda che nel momento in cui il michoacano Felipe Calderòn assunse il potere, si formò la Familia Michoacana, la quale “nella sua prima apparizione pubblica affermo che non era contro il governo federale né tantomeno contro le istituzioni armate, come l’esercito, ma che semplicemente volevano applicare la legge e la sicurezza dove lo stato non riusciva a garantire la sicurezza dei cittadini , e avrebbe affrontato le “espressioni forestiere” come gli Zetas ed il Cartello di Sinaloa”.
In questa logica, spiega, i gruppi de la Familia Michoacana, i Cabelleros Templarios, Jalisco Nueva Generación e los Zetas, ebbero una funzione all’interno del piano di guerra attuato da Calderòn, “che per una strada parallela fu l’espressione non armata per la guerra a bassa intensità degli apparati di sicurezza dello stato;ovvero, furono funzionali alla politica repressiva che si sviluppò sotto il nome di guerra al narcotraffico, e che ebbe luogo sotto il governo di Calderòn”.
Il giornalista avverte che sotto il governo di Peña, la politica repressiva vuole la riabilitazione di questi squadroni armati che assolsero mansioni vincolate al traffico di droga, e molti dei quali sono in relazione con le attività d’impresa legate all’esportazione, per esempio le imprese minerarie e le grandi multinazionali agroindustriali. Specialista in geopolitica, Fazio pone come esempio il caso della statunitense Chiquita Brands ( anteriormente della United Fruit Company) che utilizzo la forza paramilitare in Colombia per depredare i contadini della loro terra ed in queste aree coltivare i loro prodotti.
Ciò che sta succedendo nel Michoacàn è che questi vecchi squadroni paramilitari, fatti apparire come appartenenti al narcotraffico, Peña vuole riabilitarli per passare ad una nuova fase e cercare di abbassare il livello della violenza. Ma alcune di queste forze si rifiutano di cambiare la loro funzione” avverte l’analista.

Fazio previene contro l’uso indiscriminato del termine “stato fallito”, una categoria che, segnala, proviene dalle sacche del pensiero delle agenzie statunitensi CIA e Pentagono ed è un escamotage per destabilizzare il paese. “Ciò che viene occultato è che si parla di paesi che si trovano in uno stato di scomposizione o destabilizzazione causato molte volte dai poteri interni o esterni”.
Il giornalista ricorda che il concetto di “stato fallito” apparì in Messico nei governi di George w. Bush e Barack Obama con una campagna di saturazione mediatica nella quale la segretaria dello stato statunitense, Hillary Clinton, sostenne che in Messico c’è una rivolta guidata dai narcos, cercando di assimilare ai gruppi del crimine organizzato le tattiche proprie dei movimenti di ribellione armati”. Per questo motivo le politiche che dovrebbe seguire il governo messicano, appoggiato dagli Stati Uniti, devono essere contro insurrezionali. “ Questi termini sono vincolati alle politiche della CIA e del Pentangono, relazionate alle guerre neocoloniali per le risorse strategiche”.
Autore del libro “Il terrorismo mediatico”, Carlos Fazio accomuna ciò che sta succedendo in Michoacàn con la situazione di Guerrero, dove il governo di Peña Nieto “ riuscì, in gennaio, principalmente attraverso di mezzi elettronici di controllo massivi, a modificare il tema dell’autodifesa e vincolarlo alla Polizia Comunitaria (PC) della Montaña”. L’analista, specialista nello studio sui mezzi di comunicazione, espone che la faccenda si manipolò in maniera da far apparire che la PC è lo stesso gruppo di civili armati, ovvero individui che hanno a che fare con le pratiche ed i costumi indigeni, e si cerca di assimilarli a espressioni vincolate ai gruppi delinquenziali”.
Per distinguere i gruppi di civili armati, sostiene Fazio, bisogna considerare “le loro origini, a cosa si dedicano, alle pratiche che seguono e da chi si difendono”. I gruppi di autodifesa e le guardie comunitarie sono relazionate con la comunità stessa, e afferma: “Anche se hanno elementi latini, il loro compito è preservare l’ordine nelle zone contadine-indigene che si governano con metodi comunitari; invece, sorgono altre espressioni dove si sottolinea la componente non indigena dei gruppi di civili armati, e bisogna vedere che tipo di lavori svolgono”.
La politica di stato di Peña nella quale si collocano i gruppi civili armati, replica Fazio, ha il “compito finale”di rarefare l’ambiente. “ Come il PRI (Partido Revolucionario Institucional) giunge con l’idea di stare al potere per 30, 40 o 70 anni in più, vuole costruire un modello dove il focus del discorso s’incentra sull’idea di un Messico come stato di diritto nel quale non possono esistere forme di autonomia, ovvero, di gruppi civili armati. Il governo è colui che deve garantire la sicurezza della popolazione, ed il governo di Peña dice che la garantirà.”
L’argomentazione sullo stato di diritto, più che con la PC di Guerrero, ha a che fare con lo zapatismo,avverte lo scrittore. “ Se focalizziamo la nostra attenzione su Apatzingán, perdiamo di vista ciò che veramente desidera Peña Nieto, ovvero, sopprimere tutte le forme di autonomia e concentrare il potere, come nel vecchio PRI.” Nel caso di Guerrero, si può vedere nel dettaglio, che, il capo militare della zona sostenne la presenza dell’ Ejercito Popular Revolucionario (EPR) dietro le autonomie locali, esemplifica.

fonte originale

Inserisci un commento