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3 giorni di presidio permanente nello Zocalo di Oaxaca

 

Nel giorno del 23 aprile una nuova alleanza tra le organizzazioni indigene per la difesa dei diritti umani ha manifestato la propria nascita e la sua forte presenza con un presidio permanente nello zocalo della citta’ di Oaxaca. Il suo nome e’ COOA ovvero Consejo de Organizaciones Oaxaquenas Autonomas, ne fanno parte integrante le seguenti organizzazioni: Coalicion Obrera Campesina Estudiantil del Istmo (COCEI), Comite’ de Defensa Ciudadana (CODECI), Comite’ de Defensa de los Derechos Indigenas (CODEDI), Consejo de Defensa de los Derechos del Pueblo (CODEP), Frente Indigena Zapoteca (FIZ), Organizaciones Indias por los Derechos Humanos en Oaxaca (OIDHO), Organizacion de Pueblos Indigenas (OPI), Union Nacional de Trabajadores Agricolas (UNTA).

Le loro richieste sono molteplici come le comunita’ indigene che ne fanno parte e che sono venute da ogni lato dello Stato per farsi sentire da un governo troppe volte indifferente e cieco di fronte alle necessita’ reali di questi popoli che sono saccheggiati continuamente delle proprie risorse naturali e ai quali viene negata la propria cultura, lasciati ai margini della societa’ come invisibili, nonostante siano essi i popoli originari. E soprattutto hanno le idee chiare.

Gridano giustizia per i propri prigionieri e assassinii politici che il piu’ delle volte cadono nell’abisso dell’ingiustizia e dell’oblio. Chiedono giustizia per i femminicidi ancora rimasti insoluti, dove gli assassini rimangono nell’impunita’, per i quali, lo stato di Oaxaca ha un triste primato, si oppongono fortemente al saccheggio delle proprie risores naturali, dalle miniere alla distruzione dei boschi, al saccheggio dell’acqua e delle terre, dove molte volte chi si oppone a questo sciacallaggio incontra la morte violenta.

Nella loro dichiarazione esigono:
– Rispetto incondizionato ai diritti costituzionali di libera espressione, organizzazione e manifestazione.
– No alla criminalizzazione della protesta sociale.
– Porre fine agli assassinii degli attivisti politici.
– Basta con l’impunita’ con cui si danno i delitti di genere.
– Abbattimento delle strutture del potere del vecchio regime.
– Restaurazione del tessuto sociale, punendo finalmente i criminali e i defraudatori del regime anteriore.
– Costruzione di un regime democratico mediante una nuova Costituzione.
– No alla costruzione dei mega-progetti.
– No al mais transgenico*.
– Un programma emergente e sostenibile della produzione della milpa** per le comunita’.
– Una soluzione definitiva alla situazione di disoccupazione e di poverta’ nelle comunita’ e nelle colonie popolari di Oaxaca.

Il giorno del 23 aprile c’era fermento gia’ dall’alba, il punto d’incontro era il mercato S.Rosa, con le altre delegazioni e nel momento in cui tutte erano presenti, hanno bloccato la strada gia’ trafficata, e da li e’ partita la marcia tra lo sventolare delle numerose e molteplici bandiere delle differenti organizzazioni e degli striscioni. I manifestanti hanno marciato fino allo Zocalo (centro, ndt) della citta’ dove si e’ allestito un vero e proprio accampamento. E pacificamente dalle loro case e comunita’ si son trasferiti sotto i portici del palazzo del Governo. Il 24 aprile, mentre il presidio continuava nello Zocalo, ed era in corso un tavolo di discussione tra il governo e le delegazioni delle singole organizzazioni, che portavano le singole richieste delle comunita’ che rappresentavano, ci son stati diversi blocchi stradali nelle arterie principali della citta’: sull’autostrada Oaxaca-Messico all’altezza del casello 190, dove si trovano gli uffici delle infrastrutture stradali federali; sulla superstrada a Puerto Angel all’altezza dello svincolo per l’aeroporto internazionale “Benito Juarez”; e il terzo era situato sulla superstrada Internazionale in direzione San Andres Huayapam all’altezza dell’edificio dell’Instituto Statale dell’educazione Pubblica di Oaxaca.

I blocchi si son svolti in maniera pacifica e senza scontri, nonostante la massiccia presenza della polizia; in un primo momento nel blocco sulla superstrada Puerto Angel che portava all’aeroporto, punto strategico in quanto bloccava anche la comunicazione con Puerto Escondido, sono arrivati anche i granaderos (corpo speciale antisommossa della polizia) che hanno provato una carica pero’ i manifestanti non si sono spostati e ne’ sono scappati fino a giungere a un compromesso: liberare la strada, ma rimanere li’ agli argini aspettando le mosse del governo, e da questa posizione decidere se bloccaree nuovamente. A quest’ultimo blocco erano presenti 500 persone all’incirca, rimaste a presidiare per 13 ore, ovvero dalle 8 del mattino fino alle ore 21:00, nonostante il caldo asfissiante.

Il terzo e ultimo giorno erano ancora tutti presenti al presidio, ma sul tavolo delle discussioni non si era giunti ancora a un accordo; anche qui tutto si e’ svolto pacificamente, nel presidio regna un’aria di tranquillita’ e quel qualcosa che ricorda una festa di paese, con le signore che si affaccendano in una cucina all’aperto improvvisata di fronte al palazzo del governo, dove  si e’ creata una vera e propria comunita’. La lotta popolare messicana e’ affascinante nella propria determinazione. Questa volta al “planton” (presidio permanente) non e’ venuta la polizia a sgombrare, effetto della piu’ fine strategia del nuovo governo che vuole darsi una parvenza democratica, ma la repressione si manifesta per vie subdole e ugualmente aggressive.

Il giorno dopo mentre i manifestanti lasciavano lentamente lo Zocalo per tornare nelle loro case, caricati su autobus, offerti “gentilmente” dal governo, l’informazione istituzionale dava vita ad una vera e propria campagna mediatica per demonizzare questo movimento orgoglioso e determinato fatto da uomini e donne che chiedono solo migliori condizioni di vita e giustizia sociale. I giornali li dipingevano come selvaggi che erano venuti a danneggiare la citta’ …come se non avessero altro di meglio daa fare! Il governatore Gabino Cue tuonava dall’alto della sua posizione di potere, che non avrebbe mai piu’ permesso che i manifestanti venissero a rovinare lo Zocalo soprattutto nei giorni del 480° anniversario della fondazione di Oaxaca: chissa’  cosa avranno pensato i turisti!

Ma la cosa che l’avra’ piu’ infastidito e’ che il presidio e’ cominciato proprio nel giorno in cui stava presentando il “Pacto por la Paz y la Conviviencia”, un altro bel nome per un patto che non porta a nessun cambiamento. Il popolo di Oaxaca sta ancora aspettando le risposte del governo. Ma non hanno nessuna intenzione di arrendersi, anzi per loro la lotta continua.

note:

*La presenza del mais transgenico in Messico purtroppo e’ una triste realta’, gia’ sono note a tutti le proprieta’ distruttive di questo tipo di coltivazione e della sua capacita’ di danneggiare l’ambiente, d’indebolire il terreno, di essere causa dell’estinzione di insetti e delle piante stesse, pero’ il governo con i suoi programmi d’assistenza, chiamati “oportunidades”, regala o vende a un prezzo vantaggioso i semi transgenici, provocando cosi’ una vera e propria epidemia naturale; lo stesso fa la Monsanto che offre prestiti ai contadini poveri per indurli a comprare i semi del mais transgenico. Infine i contadini stessi s’indebitano con la Monsanto e si trovano nella condizione di chiedere ulteriori prestiti. Questo e’ gia’ successo negli Stati Uniti che per comprare questi semi, o per contaminazione accidentale si son trovati costretti a pagare diversi milioni di dollari per violazione dei diritti registrati. Dato che i semi transgenici non rendono come promesso, quello che ne consegue e’ che i coltivatori si trovano irretiti ad acquistare pacchetti tecnologici sempre piu’ cari e dannosi per la biodiversita’. Inoltre il mais transgenico mette in rischio la salute della popolazione e la diversita’ genetica nazionale del mais. Per queste momentanee facilitazioni e promesse di ricchezze future, cosa che si rivelera’ sicuramente il contrario, sta prendendo piede in Messico la coltivazione transgenica del mais. Questo tipo di coltivazione promuove solo un interesse monopolistico nell’agricoltura da parte delle grandi corporazioni agrochimiche multinazionali come Monsanto, Bayer, Syngenta, Dow Agroscience, e punta a creare una dipendenza ai propri prodotti.

** La milpa e’ un sistema di coltivazione mesoamericano, i quali principali componenti sono il mais, fagioli e la zucca, ed in alcuni regioni anche il chile, i pomodori ed altre leguminacee come le fave. Il nome della milpa deriva dalla lingua na’huatl, e’ composta dalle parole milli, “appezzamento coltivato” e pan “sopra”; quindi letteralmente “cio che viene coltivato sopra un appezzamento”. La milpa e’, quindi, tanto lo spazio fisico, la terra, l’appezzamento come le specie vegetali, la diversita’ produttiva che cresce da questa. Inoltre la milpa e’ anche riflesso delle conoscenze, della tecnologia e delle pratiche agricole necessarie per ottenere dalla terra e dal lavoro umano i prodotti utili per soddisfare le necessita’ basiche della famiglia contadina. “Hacer milpa” significa realizzare tutto il processo produttivo, dalla selezione del terreno fino alla raccolta. In questo senso, la milpa esprime un sistema di conoscenze della natura e dell’agricoltura, sinonimo della sopravvivenza e di riproduzione sociale. La diversita’ genetica delle specie coltivate, combinate con la diversita’ delle piante spontanee, fanno della milpa uno degli ecosistemi piu’ricchi e complessi dell’agricoltura tradizionale.

Fonti:

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