Pubblichiamo la traduzione del comunicato con il quale abbiamo aderito alla mobilitazione internazionale “L@s Zapatistas no estan sol@s”.
Inoltre, sabato 24 settembre, abbiamo realizzato un volantinaggio a Mendrisio (Svizzera), il cui testo viene dopo il comunicato, con il quale abbiamo esigito la fine degli attacchi alle comunita’ zapatiste e la liberta’ per i prigionieri politici in Messico, in Svizzera e in Italia.
Alle basi d’appoggio zapatiste;
ai popoli che resistono;
a chi lotta in tutto il mondo e alla gente di cuore:
Di nuovo si odono spari.
Sparano sulla multitudine, sui bambini, sulle donne, sugli uomini.
Sparano nella selva, nel deserto, nelle colonie. In Egitto, in Messico, in Libia, in Grecia, in Francia…
Per chi sono queste pallottole che fischiano vicine?
Per Ibrahim, 12 anni, ultimo bambino di Gaza ucciso da un razzo telecomandato israeliano.
Per il popolo Yaqui, nel nord del Messico, che non vogliono che cambino loro la direzione del fiume che da direzione e vita alla loro storia.
Per i milioni di Mike Duggan, giovani che popolano le periferie di Londra, Parigi, Roma, Città Juarez, Los Angeles… e son ammazzati dalla polizia.
Per un migrante espulso con la forza e ucciso dalla polizia svizzera o per un mendicante rumeno abbandonato e picchiato dalle forze dell’ordine ticinesi.
Per un indigeno triqui nelle sue montagne e per un leader contadino di Oaxaca o di Guerrero.
Per Juan, camminante nel deserto di Sonora, e per Nabruka che non voleva di nuovo attraversare il Mediterraneo con la forza.
Per gli zapatisti di Nuevo Paraiso, di San Marcos Aviles, di San Patricio e di tutte le altre comunità autonome che sono attaccate dai paramilitari.
Per chi il prossimo proiettile?
Nella guerra globale che il capitalismo ha sviluppato contro l’umanità, lottiamo contro coloro che uccidono quelli che vivono degnamente e al lato di coloro che vivono per combattere quelli che indegnamente uccidono.
Stiamo con gli zapatisti, esempio di lotta nella costruzione dell’autonomia e nella difesa del territorio. Siamo con quelle e quelli che negli ultimi mesi han sofferto nuove agressioni ai propri territori da parte di gruppi armati che, rubando la terra recuperata dalla lotta organizzata, fanno il gioco del governo dividendo le comunità, scontrandosi coi loro fratelli indigeni, seminando la paura tra la gente, con spari, raffiche, bruciando e invadendo terreni,
minacciando e assediando villaggi.
Stare al lato degli zapatisti e in questo caso specifico aderire alla chiamata nazionale “Gli zapatisti non sono soli” significa pure lottare per noi stessi e per il nostro diritto a esistere come alternativa viabile al regime neoliberista.
Gli zapatisti sono il nostro esempio di autonomia e di autogestione. Da loro, come da altre lotte nel mondo, molto abbiamo imparato: nel territorio Yaqui, a Oaxaca, in Palestina e, più vicino a noi, in val di Susa, dove un’intera valle rifiuta in maniera organizzata e contundente il progetto di morte del treno ad alta velocità che devasterebbe le loro montagne e porterebbe unicamente profitti per i ricchi.
La PIRATA, ossia la Piattaforma Internazionalista per la Resistenza e l’Autogestione Tessendo Autonomia, invita a un evento politico-culturale venerdi 23 settembre al C.S.O.A. il Molino e a un volantinaggio sabato 24 settembre a Mendrisio esigendo la fine dell’agressione alle comunità zapatiste ricordando che in Messico e in Chiapas sono ancora rinchiusi in prigione molti degni compagni.
Allo stesso tempo continueremo a stare al lato di coloro che lottano durante alcuni eventi politici e culturali che abbiamo programmato in Italia a Bergamo (27 settembre), Firenze (29 settembre) e Roma (30 de settembre e 7 di ottobre), rendendo pubbliche le denunce delle Giunte di Buon Governo zapatiste e dei prigionieri della Voz del Amate.
Gli spari sono per molti e provengono da molte armi.
Ma all’altro lato del grilletto, con uniformi diverse, c’è lo stesso assassino: il capitalismo.
Per questo, per sopravvivere, bisogna distruggerlo.
Dal profondo sud dell’Altra Europa, 22 settembre 2011.
la PIRATA:
Collettivo Zapatista “Marisol” di Lugano (Svizzera) – http://czl.noblogs.org/
Nodo Solidale (Italia e Messico) – http://www.autistici.org/nodosolidale/
Nomads di XM24 (Italia) – http://nomads.indivia.net/
COLPEVOLI DI ESISTERE!
In un sistema basato sull'accumulazione sfrenata di ricchezze e sul consumismo come stile di vita non c'e' posto per tutti. Per questo ci hanno abituato all'idea che il benessere di pochi lo devono pagare gli altri: si saccheggiano territori, vicini e lontani, e si respingono i loro abitanti quando vengono a sudarsi qualche briciola di quelle ricchezze nella Fortezza Europa. Ma fuori dalla logiche di accumulazione e consumo c'e' un mondo. Un mondo di valori, di reti sociali, di affetti e differenze. C'e' l'inesplorato pianeta delle opzioni alternative allo stile di vita imposto dalla cultura occidentale. Ci sono le valli, le montagne, i boschi, gli oceani. Ci sono popoli, uomini e donne che vestono e parlano mille culture. Fuori da queste logiche, ma dentro delle alte mura di cemento, ci sono Billy, Costa e Silvia, prigionieri dello Stato elvetico. Loro, come noi, credono che la realta' si cambia a partire da noi stessi, dal nostro agire, e che l'umanita' deve rifondarsi in armonia con la natura, di cui e' parte e non padrona. Fuori dalle logiche della devastazione e dell'esproprio ci sono anche Nina e Marianna che resistono alla costruzione dell'Alta Velocità in Val di Susa, arrestate e rinchiuse dall'affarismo mafioso dello Stato italiano. Fuori dalle logiche del capitalismo e con lo stesso spirito d'unione con la terra e gli esseri viventi che la popolano, ci sono Alberto Patishtan, Rosario Diaz Mendez e gli altri detenuti dei "Solidarios de La Voz del Amate", prigionieri politici in Chiapas; ci sono, nello stesso carcere, i contadini indigeni di Mitziton; culture e pratiche condannate in blocco perche' non comprano, non consumano, non producono secondo i diktat del Mercato ma agiscono ascoltando il ventre della Madre Terra e l'opinione dell'assemblea del proprio villaggio. Ci sono gli zapatisti che, nonostante le aggressioni paramilitari e il dispiego delle truppe federali messicane sul loro territorio, dimostrano giorno per giorno che e' possibile vivere senza l'intrusione dello Stato e del capitalismo. Dal basso hanno costruito scuole autonome, cliniche, cooperative, trasporti e forme di convivenza non competitive ma comunitarie. Senza grandi opere, senza centrali nucleari, senza azioni in borsa. Fuori dalle logiche del capitalismo, esistere e' sinonimo di resistere, cioe' di non assimilarsi all'idea di essere una pedina dei banchieri e dei loro amministratori pubblici, i politici. Ma esistere e non assoggettarsi, per il sistema mercantile, e' una colpa. Per questo Alberto, Rosario, i prigionieri politici in Chiapas e quelli in Svizzera come Billy, Costa e Silvia, i migranti che sfuggono ai CIE e alle leggi del mercato, quelli che lottano negli spazi occupati, i palestinesi, le compagne arrestate in val di Susa... tutti/e siamo colpevoli perche' tutt* siamo figli della stessa Madre Terra che difendiamo.