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Comunicato del CNI e dell’EZLN per lalibertà di Mario Luna, portavoce della tribùYaqui

marioluna


Settembre 2014


Alla tribù Yaqui

Al popolo del Messico

Alla Sesta nazionale ed internazionale

Ai governi del Messico e del Mondo,

 

“Esigiamo la cancellazione immediata degli ordini di detenzione e della costruzione fittizia delle accuse a danno degli integranti della tribù yaqui e condanniamo incondizionatamente la criminalizzazione della loro lotta, dichiarando ai mal governi, emanati dai partiti politici, che il fiume yaqui è stato storicamente il portatore della continuità ancestrale della cultura e del territorio yaqui e noi, che siamo parte del Congresso Nazionale Indigeno, replichiamo che se colpiscono uno solo, colpiscono tutti, e perciò risponderemo di conseguenza a qualsiasi intento di reprimere questa lotta degna o qualsiasi altra lotta”.(Caracol de Oventic, 7 luglio 2014, comunicato CNI-EZLN).

Non sono riusciti ad uccidere i nostri popoli. Poiché sono semi che continuano a nascere e crescere. Ci vollero uccidere con armi da fuoco, ma come non lo conseguirono, cercarono di ammazzarci con le malattie, e fallirono un’altra volta. Molti sono i percorsi che hanno intrapreso i potenti per sopprimere gli indigeni.

Oggi vogliono ucciderci con i grandi progetti dell’ eolico, delle autostrade, delle miniere, delle dighe, degli aeroporti e con il narcotraffico; ed oggi, soprattutto, ci addolora che ci vogliono ammazzare a Sonora, con i progetti d’acquedotti.

Giovedì 11 settembre, integranti a prima vista della Procuraderìa General de Justicia dello stato di Sonora, arrestarono nostro fratello Mario Luna, portavoce della tribù Yaqui, accusandolo di falsi crimini; con questo pretendono di incarcerare la lotta stessa della tribù yaqui, in quanto difendono la propria acqua che nel 1940, dopo una lunga guerra, fu riconosciuta come loro , ma Lazaro Cardena e dal 2010, i signori del grande capitale vogliono portargli via, attraverso la costruzione dell’acquedotto “Independencia”, fregandosene della “risoluzione” della suprema corte di giustizia della nazione e non curandosi assolutamente dei diritti che i congressi internazionali hanno promosso a nostro favore.

L’acquedotto Indipendencia (non per scherzo) è stato presentato come una maniera per aiutare i poveri, che hanno così acqua e progresso, ma in realtà è per i ricchi, per permettergli di appropriarsi dell’acqua che per secoli è appartenuta alla tribù yaqui.

Invece di dar l’acqua ai campi ed ai raccolti, vogliono portarsi via l’acqua per i grandi industriali dello stato di Sonora.

Questa depredazione è stata la bandiera del progresso dei mal governi, con Guillermo Padrés Elías, governatore dello stato e Enrique Peña Nieto, capo supremo dei paramilitari, a capo del progetto. Ma come il dittatore Porfirio Díaz proclamò lo sterminio delle nostre popolazioni, e in particolar modo, quello della tribù yaqui, nel nome di questo progresso, noi sappiamo che le chiacchiere di Padrés e Peña Nieto sono tutte menzogne, in quanto, affinché questi megaprogetti prendano corpo, le popolazioni indigene devono sparire, ma una volta per tutte diciamo a quelli che si trovano “sopra”, che tutto ciò non è nostri piani. Se hanno detenuto il nostro fratello Mario Luna, è perchè lui non si volle vendere, ne tanto meno arrendersi, in quanto è stato ed è un fratello di lotta di tutti noi che vogliamo il cambiamento di questo mondo si sviluppi dal basso e dalla sinistra.

Noi non chiediamo niente ai mal governi, ma in questo momento gli vogliamo dire in maniera ben chiara che la libertà del nostro compagno Mario Luna non gli appartiene e che non possono toglierla così, mai più. Ma gli diciamo che questa libertà è sua e del suo popolo e che devono ridare ciò che hanno sottratto con la forza.

Al nostro compagno Mario vogliamo dirgli che noi camminiamo insieme da più di 500 anni, e che la sua tribù segue nella lotta, senza dar conto alla volontà dei governanti codardi di deportarli come schiavi all’altro lato del paese, gli yaqui tornano a Vícam, Pótam, Tórim, Bácum, Cocorit, Huiriris, Belem e Rahum, perchè è qui che il loro sangue scorre. Anche noi siamo yaqui, sebbene siamo zoques o mames o tojolabales o amuzgos o nahuas o zapotecos o ñahto o di qualsiasi altro popolo e come yaqui non possiamo che rubino la nostra acqua e tanto meno la nostra libertà.

Esigiamo l’immediata libertà di Mario Luna, ed esigiamo la cancellazione dei mandati di cattura e la costruzione fittizia di delitti contro gli appartenenti della tribù yaqui e, insieme a loro esigiamo la libertà e di tutti i nostri prigionieri e di tutte le nostre prigioniere, in particolare del nostro fratello nahua Juan Carlos Flores Solís y della nostra sorella nahua Enedina Rosas Vélez, prigionieri del mal governo dall’aprile di quest’anno, accusati anche loro di falsi crimini, al fine di frenare la lotta del Frente de Pueblos en Defensa del Agua y de la Tierra de Morelos, Puebla y Tlaxcala contro i megaprogetti che colpiscono la regione di Morelos.

Messico, settembre 2014.

 

Mai più un Messico senza di noi.

Per la ricostituzione integrale dei nostri popoli.

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